L’AUDIO INTERVISTA
Nel corso del pomeriggio si è svolta la
presentazione del libro “I profumi del Cedro†di Catia Napoleone,
con Federico Moccia che ha parlato del testo. Massimo Pasqualone,
coordinatore della Ule, ha fatto da relatore ed ha brillantemente
introdotto la presentazione del volume.
Il pomeriggio è stato intervallato
dalle letture di Dante Quaglietta. Alla chiusura della giornata splendida
esibizione musicale del duo Ance di Vincenzo De Ritis e Pierpaolo Tolloso.
Saluti iniziali dell’assessore alla Cultura del Comune di Francavilla, Andrea
Di Peco, che ha portato il saluti del sindaco ed ha invitato Federico Moccia
a partecipare all’estate francavillese ormai alle porte.
Lo scrittore romano, a margine dell’incontro, ci ha gentilmente concesso
un’intervista.
– Oggi è a Francavilla per la presentazione del testo “I profumi del
cedroâ€di Catia Napoleone, è sindaco di Rosello e sua moglie è
abruzzese. Quanto è forte il suo legame con l’Abruzzo?
– Io sono innamorato dell’Abruzzo perché mi è sempre piaciuto e
per assurdo da piccolo, quando stavo poco bene, venivo portato in
Abruzzo a passare alcuni mesi della mia infanzia e mi ricordo quel
periodo in cui facevo le passeggiate in cui andavo nella chiesa di
questo piccolo paese, che era Secinaro, dove andavamo a prendere
dei giochi e per me era un periodo di grande felicità con mia zia
Maria che mi faceva compagnia in questo soggiorno, è diventata
un’isola del cuore. L’Abruzzo mi piace per il suo grande carattere
che ha nei suoi abitanti e nella sua regione.
– Il suo primo successo letterario è “Tre metri sopra il cieloâ€,
romanzo scritto nel 1992 ma che è stato conosciuto al grande
pubblico solo nel 2004 e dal quale ne è scaturito anche un film. Ci
sono voluti 12 anni per far conoscere questo libro, ma ne è valsa la
pena…
– A me piace scrivere, ho scritto questa storia senza alcun tipo
di contratto, volevo raccontare una storia che poi era un po’ la
mia storia quando da giovanissimo osservavo bande di ragazzi
abbastanza violenti che attraversavano Roma. Immaginavo la mia
storia d’amore a cavallo di una di quelle motociclette accanto
alla ragazza che sognavo, alla fine l’ho portato in un libro che per
molti giovani è stato un libro importante, dato che parla di molte
delusioni con i genitori, che permette di condividere quei momenti
che quando li vedi a distanza da adulto sembrano facili, ma quando
li vivi da adolescente non lo sono affatto.
– Poi sono seguiti altri successi letterari come “Ho voglia di teâ€,
“Scusa ma ti chiamo amoreâ€, “Amore 14†e “Scusa ma ti voglio
sposareâ€. Due elementi in comune in questi testi sono l’amore e i
giovani…
– Però in realtà ho raccontato anche della famiglia e degli altri
spaccati. Ne “L’uomo che on voleva amare†ci sono una pianista
ed un uomo molto ricco, le loro difficoltà ed il senso di colpa che
hanno. A me piace raccontare delle storie, ne “La passeggiata†ho
raccontato il rapporto tra un padre ed un figlio, in “Quell’attimo
di felicità†c’è la storia di due amici che attraversano un momento
particolare della loro vita e addirittura vanno in America che è un
momento molto intimista che si conclude con quell’attimo di felicità
che “Sei tu†che è l’ultimo testo che ho scritto. Credo che la voglia di
raccontare prescinda a volte da riflessioni o puntare troppo l’occhio
sull’amore perché poi non si parla solo d’amore, la nostra vita
sarebbe bella se ci fosse solo amore, invece ci sono tanti problemi e
voglia di risolverli.
– Da questi suoi testi e dai film che ne sono venuti fuori è nato
il fenomeno dei lucchetti sui ponti che ha superato i confini
nazionali. Una volta tanto siamo stati noi italiani a lanciare una
“moda 
– Io sono molto contento perché ho visto che a Parigi ci sono
due ponti, Pont des Arts e Ponte dell’Arcivescovado, che cono
completamente ricoperti di lucchetti colorati, che sono diventati
un’opera d’arte. Mi sarebbe piaciuta che questa cosa a Ponte
Milvio fosse continuata, è diventata un’azione ribelle di innamorati
che vanno contro le regole e addirittura lo hanno vietato. Però,
passeggiando dalle parti di Ponte Milvio, io abito lì vicino, al di sopra
di tutto qualcuno ha lasciato il proprio lucchetto.
– Scrittore di romanzi, regista, sceneggiatore, autore televisivo,
sindaco… In quale di queste esperienze si ritrova di più e perché?
– A me piace la scrittura che poi può diventare teatro, cinema,
televisione, però scrivere il foglio nel momento in cui c’è l’idea è la
cosa più bella che c’è. A prescindere dai limiti che questa vita tante
volte ci impone, un foglio e una penna tante volte ci portano in posti
in cui spesso non avremmo mai potuto immaginare di essere.