L’indagine, coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di
Vasto, Dott.ssa Enrica Medori, ha consentito di accertare, nell’ambito
del contesto di “Spending Reviewâ€, una peculiare frode finalizzata alla
percezione di assegni sociali cd. “pensione minimaâ€.
Il meccanismo truffaldino ha riguardato 45 persone che, residenti nei
paesi dell’America Latina (Brasile, Argentina e Repubblica Dominicana), al
compimento del 65 anno di età, rientravano in Italia il tempo necessario
per stabilire la residenza. Tale requisito, come previsto dal Testo Unico
delle Imposte sui Redditi, viene conseguito quando un soggetto rimane
iscritto presso l’anagrafe comunale per un periodo superiore a 183 giorni.
Nel periodo di permanenza nello Stato italiano i soggetti indagati
richiedevano all’Inps competente per territorio la prevista pensione
minima, aprendo contemporaneamente un conto corrente o libretto
bancario/postale ove far confluire le somme indebitamente spettanti.
I controlli effettuati hanno permesso di appurare che
solo “cartolarmente” i 45 beneficiari denunciati erano in possesso dei
requisiti previsti dalla legge 8 agosto 1995, nr 335, per ottenere l’assegno
sociale.
Tutto sembrava in regola, con un piccolo particolare, la residenza
dei soggetti in Italia non aveva il carattere della fissa dimora. Infatti,
raggiunto lo scopo ed ottenuto quindi il riconoscimento dell’assegno
sociale, i beneficiari rientravano nel loro paese di provenienza.
Nel corso delle indagini sono state monitorate oltre cento posizioni
sospette ed è stata acquisita tutta la documentazione bancaria e postale
inerente i conti correnti e i libretti di risparmio sui quali venivano
accreditate le somme erogate dall’Inps, il cui esame ha consentito di
rilevare come gli stessi beneficiari dell’assegno sociale effettuassero
prelievi, a volte, anche per il tramite di altri soggetti cointestatari o
delegati effettivamente dimoranti in Italia.
Per dimostrare ed accertare l’effettiva assenza dall’Italia, sono stati
effettuati controlli agli indirizzi di residenza, acquisendo informazioni
anche dalle persone residenti nelle immediate vicinanze.
I 45 soggetti per anni hanno beneficiato di una prestazione non dovuta
arrivando a truffare l’ente previdenziale per oltre 1.500.000 di euro.
La sede territoriale Inps vastese, inoltre, in relazione alle anomalie che nel
corso dell’indagine emergevano, ha sospeso il pagamento del beneficio
in questione, evitando che venissero indebitamente percepite ulteriori
somme dagli indagati sino alla morte ed anche oltre.
Infatti, come dimostrato dalle attività, è stato rilevato che in alcuni casi
l’INPS aveva erogato il beneficio a persone già decedute all’estero, che
risultavano allo Stato Italiano ancora in vita essendo mai pervenuto
all’ufficio demografico competente il relativo certificato di morte.
A conclusione delle indagini il Gip del Tribunale di Vasto, su proposta della
locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro preventivo per
equivalente di 162 unità immobiliari e 50 conti correnti nei confronti dei
soggetti indagati.
L’attività delle Fiamme Gialle di Vasto si inquadra nel più ampio
dispositivo di controllo disposto dal Comando Provinciale di Chieti a
tutela della spesa pubblica nazionale, in linea con le direttive impartite
a livello centrale, ove si persegue l’obiettivo di salvaguardare il corretto
impiego di fondi pubblici e l’efficacia delle politiche di sviluppo sociale e di
sostegno in una ottica di equità sociale.
“L’attività di indagine – ha spiegato Marco Garofalo, comandante della
Compagnia della Guardia di Finanza di Vasto – prende spunto da due
testi normativi: uno riguarda i redditi e l’altro le persone che sono
registrate nel nostro territorio. La pensione minima viene data ai soggetti
che hanno la residenza e che non hanno reddito. Abbiamo analizzato
un centinaio di persone.
Questi soggetti erano residenti tra Brasile,
Argentina e Repubblica Domenicana e all’età di 65 anni spostavano la
loro residenza in Italia, aprivano dei conti correnti italiani e creavano tutti
quei presupposti per ricevere l’assegno sociale, dopodiché tornavano
nel loro Paese d’origine, questo lo facevano appoggiandosi a persone
residenti in Italia. Un’altra caratteristica è che qualcuno di questi soggetti
è deceduto all’estero e lo Stato italiano continuava ad erogare questo
assegno. Questo ha portato al sequestro di immobili e conti correnti,
l’obiettivo è stato quello di recuperare queste somme. Siccome sui conti
correnti c’era ben poco ci siamo rifatti sui possedimenti immobiliari,
ne abbiamo sequestrati 162. Il danno erariale ammonta ad un milione
e mezzo di euro. Con questa attività, solo nel vastese, siamo riusciti a
recuperare 500 mila euro annui.
Questo ha conseguenza anche su altri
settori come quello sanitario, quindi è veramente un grosso danno per lo
Stato italianoâ€.