giovedì , 21 Novembre 2024

Truffa all’Inps: percepiti assegni sociali indebitamente. Denunciate 45 persone

L’indagine, coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di

Vasto, Dott.ssa Enrica Medori, ha consentito di accertare, nell’ambito

del contesto di “Spending Review”, una peculiare frode finalizzata alla

percezione di assegni sociali cd. “pensione minima”.

Il meccanismo truffaldino ha riguardato 45 persone che, residenti nei

paesi dell’America Latina (Brasile, Argentina e Repubblica Dominicana), al

compimento del 65 anno di età, rientravano in Italia il tempo necessario

per stabilire la residenza. Tale requisito, come previsto dal Testo Unico

delle Imposte sui Redditi, viene conseguito quando un soggetto rimane

iscritto presso l’anagrafe comunale per un periodo superiore a 183 giorni.

Nel periodo di permanenza nello Stato italiano i soggetti indagati

richiedevano all’Inps competente per territorio la prevista pensione

minima, aprendo contemporaneamente un conto corrente o libretto

bancario/postale ove far confluire le somme indebitamente spettanti.

I controlli effettuati hanno permesso di appurare che

solo “cartolarmente” i 45 beneficiari denunciati erano in possesso dei

requisiti previsti dalla legge 8 agosto 1995, nr 335, per ottenere l’assegno

sociale.

Tutto sembrava in regola, con un piccolo particolare, la residenza

dei soggetti in Italia non aveva il carattere della fissa dimora. Infatti,

raggiunto lo scopo ed ottenuto quindi il riconoscimento dell’assegno

sociale, i beneficiari rientravano nel loro paese di provenienza.

Nel corso delle indagini sono state monitorate oltre cento posizioni

sospette ed è stata acquisita tutta la documentazione bancaria e postale

inerente i conti correnti e i libretti di risparmio sui quali venivano

accreditate le somme erogate dall’Inps, il cui esame ha consentito di

rilevare come gli stessi beneficiari dell’assegno sociale effettuassero

prelievi, a volte, anche per il tramite di altri soggetti cointestatari o

delegati effettivamente dimoranti in Italia.

Per dimostrare ed accertare l’effettiva assenza dall’Italia, sono stati

effettuati controlli agli indirizzi di residenza, acquisendo informazioni

anche dalle persone residenti nelle immediate vicinanze.

I 45 soggetti per anni hanno beneficiato di una prestazione non dovuta

arrivando a truffare l’ente previdenziale per oltre 1.500.000 di euro.

La sede territoriale Inps vastese, inoltre, in relazione alle anomalie che nel

corso dell’indagine emergevano, ha sospeso il pagamento del beneficio

in questione, evitando che venissero indebitamente percepite ulteriori

somme dagli indagati sino alla morte ed anche oltre.

Infatti, come dimostrato dalle attività, è stato rilevato che in alcuni casi

l’INPS aveva erogato il beneficio a persone già decedute all’estero, che

risultavano allo Stato Italiano ancora in vita essendo mai pervenuto

all’ufficio demografico competente il relativo certificato di morte.

A conclusione delle indagini il Gip del Tribunale di Vasto, su proposta della

locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro preventivo per

equivalente di 162 unità immobiliari e 50 conti correnti nei confronti dei

soggetti indagati.

L’attività delle Fiamme Gialle di Vasto si inquadra nel più ampio

dispositivo di controllo disposto dal Comando Provinciale di Chieti a

tutela della spesa pubblica nazionale, in linea con le direttive impartite

a livello centrale, ove si persegue l’obiettivo di salvaguardare il corretto

impiego di fondi pubblici e l’efficacia delle politiche di sviluppo sociale e di

sostegno in una ottica di equità sociale.

“L’attività di indagine – ha spiegato Marco Garofalo, comandante della

Compagnia della Guardia di Finanza di Vasto – prende spunto da due

testi normativi: uno riguarda i redditi e l’altro le persone che sono

registrate nel nostro territorio. La pensione minima viene data ai soggetti

che hanno la residenza e che non hanno reddito. Abbiamo analizzato

un centinaio di persone.
Questi soggetti erano residenti tra Brasile,

Argentina e Repubblica Domenicana e all’età di 65 anni spostavano la

loro residenza in Italia, aprivano dei conti correnti italiani e creavano tutti

quei presupposti per ricevere l’assegno sociale, dopodiché tornavano

nel loro Paese d’origine, questo lo facevano appoggiandosi a persone

residenti in Italia. Un’altra caratteristica è che qualcuno di questi soggetti

è deceduto all’estero e lo Stato italiano continuava ad erogare questo

assegno. Questo ha portato al sequestro di immobili e conti correnti,

l’obiettivo è stato quello di recuperare queste somme. Siccome sui conti

correnti c’era ben poco ci siamo rifatti sui possedimenti immobiliari,

ne abbiamo sequestrati 162. Il danno erariale ammonta ad un milione

e mezzo di euro. Con questa attività, solo nel vastese, siamo riusciti a

recuperare 500 mila euro annui.
Questo ha conseguenza anche su altri

settori come quello sanitario, quindi è veramente un grosso danno per lo

Stato italiano”.

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